venerdì 11 gennaio 2008

Se siete a Lisbona e volete mangiare a casa

La Casa do Alentejo di Lisbona è uno splendido palazzo del seicento, uma construção resistente que sobreviveu ao Terramoto.
Il Terramoto di cui sopra deve essere stata una bella botta, perché è del 1755, ma la gente ancora trema.
Effettivamente l’Igreja do Carmo c’ha rimesso tutto il tetto: prima si era pensato di rimetterla a posto, poi hanno rinunciato: un po’ perché così, colle colonne che tengono su il cielo, è quasi più bella, un po’ perché hai visto mai.
Tornando alla Casa do Alentejo, oltre ad essere uno splendido palazzo resistente, è anche un ottimo ristorante.
La Casa è infatti la sede del Gremio Alentejo, un circolo culturale fatto di gente che ama la sua terra: e anche mangiare, evidentemente.
Io ci ho mangiato, è andata così.
Sono arrivato al numero 58 di Rua das Portas de Santo Antão, e la prima cosa che ho pensato è stata: ma è l’indirizzo giusto?
No perché c’è un portone e basta.
Il portone era aperto, e dentro c’era un cortile splendido, e lì mi son convinto che l’indirizzo era sbagliato, però un giro volevo farmelo comunque, con quell'invadenza che solo i turisti.
Sulla destra c’erano delle scale ricoperte di azulejos, illuminate poco.
Salendo le scale, si cominciava a sentire rumore di piatti e forchette e risate, e la sensazione era quella di andare a casa della gente all’ora di cena.
Di sale ce n’erano tre:
- una magnifica e vuota, con le sedie dorate e i lampadari che pesano tonnellate, che se la vedesse Kubrick saprebbe cosa farne;
- una con un po’ di gente, un camino e le pareti con gli azulejos che raccontano la vita contadina, che è la sala dove ho mangiato;
- una con tanta gente, le pareti con gli azulejos blu molto più belli, che è la sala riservata ai soci.
Dall’altra parte c’era una stanza con un vecchio che guardava il televisore, immagino il nonno.
Non sto a dire come si mangia, perché io ho mangiato bene, ma non sono di quelli che trovano sentori di ginepro nel vino rosso.
Posso dirvi che il posto è decadente e magnifico, che sembra un covo di partigiani alla vigilia dell’attacco, che invece di star lì a preoccuparsi mangiano, bevono e ridono, che poi è il modo migliore per prepararsi alla battaglia, o per passare una serata.

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