
Ai tempi in cui ero adolescente, i 33 giri stavano facendo gli ultimi giri: questo significa che io non ho mai avuto un LP mio, e neanche ne ho regalati per il compleanno di qualche amico: cassette sì, dischi mai.
Mio padre invece, che ha 44 anni più di me, possiede una notevole collezione di musica classica della Deutsche Grammophon Gesellschaft in vinile, chiusa a chiave nell’ultimo sportello del comò: nelle parole vinile e comò, ci sono almeno 20 di quei 44 anni di differenza.
Adesso scopro che la Ion ha bello pronto il suo nuovo convertitore di giradischi in mp3: non che la cosa sia proprio nuova, sono io che son distratto.
La cosa non mi piace: mi sembra troppo facile, uno prende i suoi LP e li passa tutti in un ipod, poi mette brani casuali e buonanotte: troppo facile.
Voglio dire, mio padre prende la chiave, apre lo sportello, sceglie il suo disco, uno solo, lo mette sul piatto, posiziona la puntina: è un rito.
Quando ero piccolo mi chiamava sempre per girare il disco, ero così abituato alla cosa che quando il silenzio durava quell’attimo in più, neanche aspettavo che mi chiamasse: era un rito anche per me.
Forse sto invecchiando, e mi chiedo quali sono le parole che mi separano dai quindicenni che vedo per strada: probabilmente commodore64 e supertelegattone.